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come una madre

Posted by Lenglish on Monday, June 17, 2013

Passi giorni, mesi, anni dietro un obiettivo.
Poi un giorno ti fermi e non sai più che fare.
Dieci giorni fa era così.
Oggi no.
Guardi il mondo da fuori, guardi ciò che sei diventata, quello che hai fatto.
Come se non fossi te a guardarti, ma un'altra.
Guardi le persone attraversare la tua vita. Raccogli frasi e abbracci da chi non ti aspettavi potesse dire e fare.
Hai rivolto lo sguardo altrove fino ad oggi, e hai sbagliato.
E' sempre stato questo l'errore della mia vita.
Guardare nei luoghi sbagliati, cercando di interpretare quegli sguardi spenti che non ti restituivano.
Chissà perchè ho fatto sempre così, ho sempre cercato dove non ricevevo e mi sorprendevo di questo.

E invece non mi accorgevo dei tanti puntini di luce intorno a me, che cercavano di illuminarmi.

Vorrei provare a descrivere cosa significa essere attraversati da un'onda di dolore così improvvisa e intensa, ma non ha senso. Non sono la sola al mondo a cui è accaduto.
So solo che ora ho due famiglie, due case, due teste, due dolori, due stanchezze, due pensieri, due preoccupazioni, e mi pesa.
Sento questo peso su di me e mi sento inadeguata.
Sento la responsabilità di non riuscire a lasciar andare.
Sento di non avere più spazio per niente, che la ricerca di questo figlio, che pensavo potesse essere il dolore più grande, non può più essere l'unico spazio da riempire, l'unica tela bianca da dipingere.
I giorni passano e noi siamo fermi a quel momento.
Sento il dolore di Fab come fosse il mio.
Mi manca il fiato.
Sono stanca.
Affaticata.
Mi piacerebbe stare bene, ma non so più come si fa.

Al funerale tra le centinaia di persone, una donna mi abbraccia, si presenta, tra le lacrime mi dice che C. pregava sempre per noi insieme a lei.
Sabato, durante una delle tante commemorazioni di questi giorni per la sua morte, questa donna si ripresenta:
Parla un pò con mio suocero e con Fab e il fratello, poi mi prende da una parte, mi tiene tutte e due le mani, mi dice che C. non chiedeva sempre perchè non voleva essere indiscreta e perchè non sapeva come lenire il nostro dolore e le nostre preoccupazioni, lo diceva a lei per telefono. Allora avevano deciso che il loro aiuto poteva essere quello di  pregare insieme per noi, e che ora che non c'è più, lei avrebbe continuato a pregare per me. E poi mi tocca la pancia e mi dice che è mamma di tre figlie e che capisce, capisce tutto e di avere fiducia perchè accadrà, lei lo sapeva.
La sera mio suocero mi ha raccontato che dopo queste tre figlie, questa donna ha avuto tanti aborti e che poi, in tardissima età, quando credeva di essere in menopausa (abbiamo calcolato che lei fosse intorno ai 50 anni) rimase incinta nuovamente, stavolta di un maschio.
In quel momento, mentre quella donna sconosciuta mi stringeva le mani e i suoi occhi conoscevano il mio dolore di madre mancata,  avevo voglia di singhiozzare, di lasciarmi andare finalmente, di poter piangere un pò, senza la paura che qualcuno della famiglia potesse vedermi e poi preoccuparsi. Ancora. Non ora.

Ho pulito per ore il bagno dove la sua vita se ne è andata per sempre.
Tra le lacrime e i singhiozzi, ho strofinato fino a farmi male, ho cercato di lavare il dolore e il sangue, ho pregato inginocchiata, immaginandomi i suoi ultimi istanti tra una lavatrice e una vasca da bagno. Ho odiato me stessa per questo. Poi l'ho sentita come madre. La madre di un prematuro, che riteneva di dover trattare come tale anche ora che mio cognato ha quarantatrè anni. Poi l'ho sentita come madre che deve lasciare i suoi figli ma non vuole, perchè il suo compito non è mai finito. Poi l'ho sentita come moglie, compagna del suo uomo e della loro lunga vita insieme. Poi l'ho sentita come suocera di una me scostante a volte, forse troppo diretta per i suoi tanti errori, arrabbiata per le sue non-scelte di vita.
Poi l'ho sentita come donna, la cui vita ora è altro.
Allora ho sentito di essere anche io tutto questo.
donna-moglie-madre.
E che la mia vita è cambiata.
Ora.
Ci saranno momenti diversi da questi. Vivremo altri tempi.
Questo tempo è quello della ricerca dell'infinito, dei legami non terreni, con i miei figli e con le persone che non sono più qui. Questo è il tempo per imparare a credere in me e in quello che sono in grado di fare, senza contare su quello che è stato e su chi finora ha avuto uno sguardo spento su di noi.

Sabato, dopo la conversazione con quella donna, mi è stato fatto un dono. Il sacerdote amico dei miei suoceri, che ha celebrato i funerali, ha preso le mie mani e quelle di Fabio e ci ha fatto un dono, che non descriverò, ma che mi ha riempito di intensa felicità e che mi ha dato la possibilità di comprendere oltre quello che finora pensavo di aver capito.
Se c'è un bello nella partenza così violenta e improvvisa di C., questo dono è il bello.
La maternità è un dono.


p.s
Per la Presuntuosa:  lei aveva i capelli castani e gli occhi marroni chiaro...

Fonte:  L'incontro tra le cugine, Ain Karem, chiesa della Visitazione


L'anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *

e Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri, *

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e semprenei secoli dei secoli. Amen.

( Il Magnificat )





Questa sera ho ritrovato questa foto. A voi non dice nulla. A me dice un sacco di cose. 
Io sono a letto sotto il plaid rosso, ai miei piedi ci sono la mia mamma  sulla destra e la mamma di Fab sulla sinistra. Io ero a letto dopo il transfer (sul comò c'è la scatola con le medicine e le punture), lei aveva passato l'intera giornata con me, io e lei da sole, per un problema tecnico che avevano loro in casa, ed era la prima volta che succedeva dopo tanti anni. Abbiamo pranzato insieme noi due, abbiamo visto la tv insieme, litigando sui programmi, abbiamo chiaccherato tanto, anche se io non mi sentivo per niente bene e infatti poi ho capitolato a letto (e il giorno dopo le beta sono andate poi male). Quel pomeriggio ridevo con  Petalo Blu su whatsapp dicendole che le due donne mi stavano riempendo di chiacchere senza farmi riposare. Poi ho scattato questa foto per farle capire la situazione. Abbiamo riso di questo.
E' stata l'ultima volta che è stata nella mia casa, per la prima volta una giornata insieme io e lei. Stasera improvvisamente ho ricordato quel momento e sono corsa a cercare questa foto...ho bisogno di questo ora. Ne ho bisogno tanto.

Thanks for reading & sharing Lenglish

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