Che me lo fate un favore?
Questo è un appello.
Non una richiesta di aiuto.
Una coccola.
Una speranza.
Un'illusione benevola.
La mia amica F., ora lo posso dire, dopo tanti aborti, tanti quanti i miei o giù di lì, tutti nel primo trimestre, senza causa, ora ha una bimba in pancia. Passata l'amniocentesi, che è andata bene, ora possiamo gridarlo ai quattro venti. La mia amica ha superato i tanto temuti quarant'anni e la sua riserva ovarica è pressocchè pari a zero. E non ho detto ancora che lei, non ha mai smesso di credere che le cose sarebbero comunque andate così, e che continuamente, quasi quotidianamente, dice a me:
"non perdere la speranza".
Ora, la maggior parte mi dirà che i miracoli non sono cosa che ci appartiene e che appartengono agli altri.
Volevo raccontarvi queste cose prima che gli ultimi tre mesi precipitassero nel disastro più completo e mi invitassero a non credere più alla speranza e al destino.
Invece sono ancora qui.
Risorta dalle ceneri.
Come i gatti che c'hanno sette vite.
Un pò de' coccio, direbbe qualcun altro.
Questa estate è stata una brutta estate, ma difficilmente io ricordo, a prescindere dagli eventi, una bella estate, perchè non è la mia stagione preferita e perchè si vede che ogni tanto deve andare così.
Ho incontrato persone che hanno scosso la testa dopo aver saputo quale è stata sin qui la mia storia.
Nei loro occhi ho letto la compassione e il disappunto quando con forza ho dichiarato di voler ancora cercare mio figlio.
Non sto bene, ma combatto ogni giorno per cercare di guardare al futuro.
Con le unghie e con i denti.
Anche per non essere più guardata con compassione e pietà.
Non ho voglia di ricominciare ad indagare, rifare esami, rivedere i dottori, tornare in ospedale, ricominciare a prendere medicine (mi bastano quelle per la gastrite che sono già pesanti), insomma, non mi va di prendere per la collottola il destino e sbatterlo al muro per minacciarlo di fare quello che voglio io. Non so io che comando.
Ho bisogno che sia il destino a condurre il gioco, comunque andranno le cose.
Non ho nulla da rimproverarmi, nulla davvero.
Ho cercato, indagato, chiesto disperatamente perchè.
Perchè mi è successa questa cosa.
Perchè i miei figli se ne vanno.
Volevo a tutti i costi avere un mostro da combattere, una causa, qualcosa contro cui urlare e fare la guerra.
Guerra.
Tante volte ho pronunciato questa parola.
Ora voglio pace.
Ne ho bisogno come l'aria.
E non vuol dire che ho perso la battaglia. Semplicemente non voglio più combattere. Perchè non è questa la strada. La strada è un'altra lo so. Ed è questa, quella di prendere quello che mi arriva, vivendolo fino in fondo.
Oggi sono tre mesi senza la nostra mamma, tre mesi di intenso dolore, di difficoltà a respirare, di desiderio profondo di ricominciare a costruire, senza.
Devo costruire, nonostante tutti quei senza. Senza i nostri figli. Senza le nostre persone più care.
Devo farlo, perchè questa è vita e stare fermi non è vita.
Ho voglia di credere ai miracoli.
Questo è il succo.
Lo scrivo qui, lo chiedo a Carla che ci protegge, lo chiedo ai miei bambini.
Lo chiedo a me stessa.
Lo chiedo a voi.
Ho bisogno di sapere che esistono storie come quelle della mia amica F., senza senso, senza ragione, senza raziocinio.
Lo so che esistono queste storie. Qualcuno me le ha raccontate. Ma io non le ho ascoltate.
In passato vi ho chiesto di raccontarmi le storie simili alla mia, ed è stata condivisione di dolore. Ci siamo fatte bene, ci siamo aiutate a vicenda.
Ora ho bisogno di questo.
E so che anche molte di voi ne ha bisogno.
Basta dolore.
Alimento la speranza.
Qualunque speranza.
Come pillole di felicità da assumere con un bicchiere d'acqua.
Facciamo che è l'unica prescrizione a cui darò retta per ora.
Comunque, che esse siano storie di gravidanza, di malattia guarita, di coincidenze che alimentano altre coincidenze andate a buon fine
Vi attendo.
Non vedo l'ora.
Thanks for reading & sharing Lenglish
0 comments:
Post a Comment
HI???