In questi giorni sono molto presa da questioni economiche lavorative.
Il tempo corre, l'autunno sta entrando prepotente, questa settimana ho indossato il pigiama a maniche lunghe e ho messo la coperta pesante sul letto. Ed è un piacere la sera, mettersi a letto, tutti accoccolati.
Stanotte mi sono svegliata con Hope che aveva guadagnato il posto, da fine letto a cuscino inizio letto. In pratica si stava silenziosamente inserendo sotto le coperte, tra noi due.
Fetente.
Il papà di Fab è tornato, e un paio di volte è venuto a trovarci, senza avvisarci, come ieri sera, di ritorno dal cimitero.
Allora abbiamo preparato la cena e abbiamo mangiato noi tre sulla penisola, non sul tavolo di vetro, dove stanno gli ospiti, ed io ho pensato che questa poca cerimonialità, fa tanto famiglia. Fa tanto calore.
Sta bene ed è attivo.
Ad un certo punto ci ha detto che è sereno, dovesse morire domani, ha compreso come sia facile morire, ed è inevitabile la pensi così, dopo aver visto morire l'amore della sua vita tra le sue braccia.
Io ho pensato che questa nuova famiglia mi piace un sacco e che non sarà sempre solo così.
Lo penso pur tenendo lontano ancora per un pò il mio desiderio grande.
Detto ciò, o, a proposito di ciò, sto chiamando alcune persone che in questi ultimi quattro anni di ricerca, abbiamo smesso di frequentare.
In settimana è venuta a trovarci una persona, che a me era molto cara, che non fa parte del giro amici-coppia-neogenitori-bimbiinfasce perchè è semplicemente una single, con una vita che ha dovuto ricostruire lontano dal nostro giro di amici, per i motivi in corsivo di cui sopra.
In fondo, ho pensato, noi due siamo come la mia amica-single. Non siamo collocabili.
Brutta faccenda.
Eppure è così.
Comunque, la riflessione che mi sono ritrovata a fare è che mentre per noi, ciò che ci è accaduto negli ultimi quattro anni, è una ragione valida, o comunque ragionevole, per giustificare il nostro isolamento, la nostra assenza, ecco, per gli altri non lo è.
Lo sforzo che sto facendo è quello di cercare di stare al di fuori del mio loop di aspirante mamma. Il mio è uno sforzo ma mi serve per comprendere gli altri punti di vista.
Frequentare altre persone che non hanno vissuto la nostra storia, mi fa capire delle cose.
Attenzione.
Questo non vuol dire che consideri sbagliato il mio comportamento sin qui, o giusto quello degli altri.
No.
Manco per niente.
Ma alla frase "tutti abbiamo i nostri problemi" pur sapendo con certezza che con questa frase si fa riferimento ai problemi quotidiani che la vita ci mette davanti, vedi lavoro-bollette-amicizie-parenti rompiballe-litigi familiari-dieta, insomma, NORMALITA', mi dico che non è mica tanto giusto paragonare normali questioni di vita a sei interruzioni di gravidanza, al rischio di morire sul lettino di una sala operatoria, alla morte di una mamma.
Ma non è questo il punto.
Il mio non è un ragionamento per costruire la scala dei dolori. Io lo so cosa è stato, cosa abbiamo vissuto, come cavolo ne stiamo uscendo. Non è questo il punto.
Il punto è che, non riuscire ad avere un figlio, non è un problema vero, agli occhi degli altri.
E questo è il dramma alla base delle incomprensioni che molte donne infertili/abortive denunciano, raccontando la solitudine e l'isolamento.
Per il mondo, quasi tutto, non riuscire ad avere figli è una questione che tocca solo certe corde.
Molti mi diranno che è una questione di sensibilità.
Forse.
O forse no.
Io mi sto rendendo conto che chi mi osserva da fuori, non ha compreso questo buco di quattro anni.
La gente intorno a me non è cambiata e non ha capito.
Io, noi, siamo altre persone. Non più come prima.
E' impossibile tornare indietro.
Ma io non voglio più tornare indietro.
Non potevano andare diversamente le cose.
Lo sapevo dall'inizio.
Dal primo giorno in cui abbiamo iniziato a cercare nostro figlio, sapevo dentro di me, che le cose sarebbero andate Tutte così. Tutte in salita.
Come dentro di me so che alla fine mio figlio arriverà.
Ho capito, che praticare yoga, significa portare se stessi al massimo. Cercare di superare quello che è accaduto, e vivere per cercare di superare situazioni per me estreme, ha significato portare me stessa al limite.
E pensavo di non poter arrivare al mio limite.
Ci sono arrivata.
E per questo non posso tornare ad essere quella che ero.
E va bene.
Sto tornando a respirare.
E' questa la cosa più importante.
Mio figlio lo sa.
Mi sta solo aspettando.
p.s
grazie ancora per tutte le happy pills che mi stanno arrivando.
Continuerò a pubblicarle a breve.
grazie infinite
Thanks for reading & sharing Lenglish
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HI???